TESTIMONIANZA DELLA PERSONA OFFESA – DELITTI CONTRO IL PATRIMONIO – APPROPRIAZIONE INDEBITA – TESTIMONIANZA DELLA PERSONA OFFESA (ART. C.P.P., ART.646 C.P.)

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La testimonianza della persona offesa che trovi conferma in dati empirici deve condurre a ritenere provato il reato di appropriazione indebita, nell’ipotesi in cui non emergano in giudizio elementi idonei a minare la credibilità di tale deposizione. (Nel caso di specie si trattava di fotografie raffiguranti oggetti d’epoca di proprietà della parte civile e mai restituite dall’imputato, al quale erano stati affidati in deposito; Trib. Pavia, 13.12.2012, n. 923).

Il giudice può trarre il proprio convincimento circa la responsabilità dell’imputato anche dalle sole dichiarazioni rese dalla persona offesa, sempre che sia sottoposta a vaglio positivo circa la sua attendibilità e senza la necessità di applicare le regole probatorie di cui all’art. 192, commi 3 e 4, c.p.p. che richiedono la presenza di riscontri esterni (respinto il ricorso dell’imputato, accusato di violenza sessuale in danno della moglie e maltrattamenti in famiglia; a suo dire, la prova sarebbe stata fondata solo sulle dichiarazioni rese dalla persona offesa, costituitasi parte civile, la cui attendibilità avrebbe dovuto essere vagliata attentamente. Per la Corte le censure mosse alla sentenza impugnata sono infondate, in quanto non forniscono elementi concreti e specifici di critica al compendio motivazionale svolto dai giudici di merito, risultato completo, esaustivo e coerente) (Cass. pen., sez. III, 22.05.2013, n. 44184).

Le dichiarazioni della persona offesa possono essere legittimamente poste a base dell’affermazione di colpevolezza dell’imputato, previa verifica della loro credibilità oggettiva e soggettiva, di talché tale deposizione ben può essere assunta da sola come fonte di prova, purché venga sottoposta al riscontro di credibilità. La valutazione della credibilità della persona offesa rappresenta questione di fatto, che non può essere rivalutata in sede di legittimità, salvo che il giudice sia incorso in manifeste contraddizioni (Cass. pen., sez. I, 11.06.2013, n. 33267).

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