Principali orientamenti giurisprudenziali
La sentenza tributaria che accerti la sussistenza di un accordo corruttivo non può procedere, per ciò solo, a sottoporre a sequestro il risparmio d’imposta, atteso che lo stesso non costituisce di per sé il profitto dell’illecito. Nei reati tributari, invero, il vantaggio patrimoniale correlato all’evasione di imposta deriva direttamente dalla condotta dell’agente e il giudice penale, nel ritenere la sussistenza del reato, accerta contestualmente la diretta derivazione del profitto dell’illecito dalla condotta dell’autore. Soltanto in forza di tale accertamento, può ritenersi legittima la confisca per equivalente di beni di valore corrispondente all’imposta evasa e si rende possibile, ai fini cautelari, l’adozione del sequestro preventivo (Cass. pen., sez.VI, 24.01.2014, n. 3635).